La Striscia di Gaza si trova in una fase estremamente critica, segnata da un fragile cessate il fuoco, una devastante crisi umanitaria e una crescente instabilità politica e militare. Dopo mesi di intensi combattimenti tra Israele e Hamas, il conflitto ha lasciato conseguenze drammatiche sia per la popolazione civile che per le parti coinvolte.
1.1 Condizioni del cessate il fuoco
Il cessate il fuoco attualmente in vigore è estremamente fragile e minacciato da continue violazioni.
- Ultimi attacchi: Il recente bombardamento israeliano a Beit Lahia ha causato la morte di nove persone, inclusi quattro giornalisti, scatenando un’ondata di condanne internazionali. Israele sostiene che il raid fosse diretto contro un veicolo utilizzato da militanti di Hamas per operazioni con droni, mentre il gruppo palestinese ha denunciato l’azione come una grave violazione della tregua.
- Negoziati in stallo: Sebbene le trattative siano riprese grazie alla mediazione di Egitto e Qatar, restano molte divergenze sulle condizioni per una tregua duratura. Hamas chiede il ritiro delle truppe israeliane e la fine del blocco economico, mentre Israele esige garanzie sulla sicurezza e la restituzione di tutti gli ostaggi ancora detenuti.
1.2 Crisi umanitaria senza precedenti
La situazione umanitaria a Gaza è definita “catastrofica” dalle Nazioni Unite e da numerose ONG internazionali.
- Sfollamenti di massa: Quasi il 90% della popolazione di Gaza (oltre 2 milioni di persone) è stata costretta a lasciare le proprie case. Molti vivono in accampamenti di fortuna o in scuole trasformate in rifugi.
- Carenza di cibo e acqua: Le forniture di base sono ormai ridotte al minimo. Il Programma Alimentare Mondiale (WFP) ha segnalato che oltre il 60% della popolazione è a rischio carestia, con bambini e anziani particolarmente vulnerabili alla malnutrizione.
- Collasso del sistema sanitario:
- 80% delle strutture sanitarie è stato distrutto o reso inutilizzabile.
- Solo 16 ospedali su 36 funzionano parzialmente e sono sovraffollati.
- Mancano forniture essenziali come anestetici, antibiotici e sacche di sangue.
- Malattie come il colera e infezioni respiratorie stanno aumentando a causa delle precarie condizioni igienico-sanitarie.
- Ostacoli agli aiuti umanitari: Israele ha imposto severe restrizioni all’ingresso di aiuti umanitari. Sebbene alcuni convogli siano riusciti a entrare attraverso il valico di Rafah, le quantità di cibo, acqua e medicinali sono del tutto insufficienti.
1.3 Distruzione delle infrastrutture civili
Le operazioni militari hanno causato danni enormi alle infrastrutture di Gaza, rendendo impossibile una vita normale per la popolazione.
- Edifici distrutti:
- Oltre 60.000 abitazioni sono state rase al suolo o gravemente danneggiate.
- Reti elettriche e idriche sono quasi completamente fuori uso.
- Le strade principali sono disseminate di macerie, ostacolando gli spostamenti.
- Scuole e università chiuse: La maggior parte delle istituzioni scolastiche non è più operativa. Gli studenti sono privati del diritto all’istruzione, con gravi ripercussioni a lungo termine sul futuro della popolazione giovane.
- Comunicazioni interrotte: Internet e le reti telefoniche funzionano solo a intermittenza, rendendo difficili i contatti con il mondo esterno e complicando il coordinamento degli aiuti umanitari.
1.4 Tensioni sociali e politiche interne
Il conflitto ha avuto ripercussioni anche a livello politico all’interno della Striscia di Gaza.
- Hamas sotto pressione:
- Il gruppo è stato duramente colpito dai bombardamenti israeliani, perdendo molti comandanti di alto livello.
- Tuttavia, mantiene ancora una solida base di supporto tra i palestinesi, soprattutto a causa dell’assenza di alternative politiche credibili.
- Popolazione esasperata: Molti cittadini di Gaza esprimono frustrazione sia verso Hamas che verso la comunità internazionale per l’incapacità di porre fine alla crisi.
- Possibili nuove fazioni armate: Il caos e la disperazione potrebbero favorire la nascita di nuovi gruppi estremisti, complicando ulteriormente la situazione.
Riassunto
La situazione nella Striscia di Gaza è una delle peggiori crisi umanitarie del XXI secolo. Con il cessate il fuoco sempre più fragile, la popolazione civile continua a soffrire in condizioni disumane. L’assenza di un accordo politico stabile rischia di prolungare la tragedia, mentre le tensioni internazionali rendono incerto il futuro della regione.


2 Analisi delle nazioni coinvolte
Il conflitto nella Striscia di Gaza non è un semplice scontro tra Israele e Hamas, ma coinvolge un complesso intreccio di attori regionali e internazionali con interessi geopolitici, economici e militari divergenti. Alcuni paesi sono direttamente coinvolti nel conflitto, mentre altri agiscono indirettamente attraverso mediazioni diplomatiche o sostegno militare e finanziario.
2.1 Nazioni direttamente coinvolte
Israele
Israele è l’attore principale del conflitto contro Hamas e ha un ruolo centrale nelle dinamiche di sicurezza della regione.
- Obiettivi strategici:
- Eliminare la leadership militare e politica di Hamas.
- Distruggere le infrastrutture terroristiche, inclusi tunnel e arsenali missilistici.
- Garantire la sicurezza dei propri cittadini e prevenire futuri attacchi.
- Evitare che la Striscia di Gaza diventi un punto di lancio per gruppi terroristici sostenuti dall’Iran.
- Posizione del governo israeliano:
- Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha adottato una linea dura, insistendo sulla necessità di una vittoria completa su Hamas prima di accettare qualsiasi accordo di cessate il fuoco duraturo.
- L’opinione pubblica israeliana è divisa: una parte sostiene la linea militare dura, mentre un’altra è preoccupata per il costo umano e diplomatico del conflitto.
- Sfide e criticità:
- Pressione internazionale: Israele sta affrontando crescenti critiche per le vittime civili e la crisi umanitaria a Gaza.
- Ostilità interna: I familiari degli ostaggi israeliani detenuti da Hamas stanno aumentando la pressione sul governo affinché negozi una loro liberazione.
- Rischio di un conflitto regionale: L’apertura di un secondo fronte con Hezbollah in Libano o un’escalation con l’Iran potrebbe complicare ulteriormente la situazione.
Hamas
Hamas è l’altra parte direttamente coinvolta nel conflitto e rappresenta il governo de facto nella Striscia di Gaza.
- Obiettivi strategici:
- Resistere all’offensiva israeliana per mantenere il controllo su Gaza.
- Ottenere concessioni politiche, come la fine del blocco e il rilascio di prigionieri palestinesi.
- Rafforzare la propria immagine come difensore del popolo palestinese contro Israele.
- Risorse e capacità militari:
- Sebbene abbia subito perdite significative, Hamas mantiene ancora una struttura militare operativa, con migliaia di combattenti e arsenali nascosti.
- Ha ricevuto sostegno finanziario e militare dall’Iran e da altre reti islamiste.
- Usa tecniche di guerriglia urbana e tunnel sotterranei per resistere agli attacchi israeliani.
- Sfide e criticità:
- Perdite territoriali: Israele ha distrutto numerose infrastrutture chiave e ridotto la capacità operativa di Hamas.
- Fratture interne: Alcuni gruppi più estremisti criticano la leadership di Hamas per la gestione della guerra.
- Mancanza di sostegno internazionale: Molti paesi arabi hanno preso le distanze da Hamas, accusandolo di aver portato la popolazione civile a un conflitto devastante.
2.2 Nazioni indirettamente coinvolte
Egitto
L’Egitto svolge un ruolo fondamentale nel conflitto come mediatore principale tra Israele e Hamas.
- Interessi strategici:
- Mantenere la stabilità ai confini con la Striscia di Gaza.
- Prevenire un afflusso massiccio di rifugiati palestinesi in territorio egiziano.
- Evitare che Hamas rafforzi gruppi jihadisti che operano nel Sinai egiziano.
- Ruolo diplomatico:
- Ha facilitato diversi cessate il fuoco in passato ed è una delle poche nazioni con canali di comunicazione sia con Hamas che con Israele.
- Il governo egiziano ha cercato di mantenere aperto il valico di Rafah per il passaggio di aiuti umanitari, ma ha limitato l’ingresso di rifugiati per motivi di sicurezza.
Qatar
Il Qatar è un altro attore chiave nel conflitto, essendo uno dei principali finanziatori di Hamas e un mediatore nei negoziati.
- Interessi strategici:
- Aumentare la propria influenza nella regione come mediatore nei conflitti.
- Mantenere il suo ruolo di intermediario tra il mondo arabo e l’Occidente.
- Sostegno a Hamas:
- Ha fornito aiuti finanziari e materiali alla Striscia di Gaza per anni.
- Ha ospitato leader di Hamas nel proprio territorio, favorendo le trattative diplomatiche.
- Ruolo nelle trattative:
- Insieme all’Egitto e agli Stati Uniti, il Qatar ha mediato le discussioni sul cessate il fuoco e lo scambio di prigionieri.
Stati Uniti
Gli Stati Uniti sono uno dei principali alleati di Israele e giocano un ruolo chiave nelle dinamiche geopolitiche della regione.
- Sostegno a Israele:
- Forniscono aiuti militari e finanziari all’esercito israeliano.
- Difendono Israele nelle sedi diplomatiche internazionali, come il Consiglio di Sicurezza dell’ONU.
- Equilibrio diplomatico:
- Pur sostenendo Israele, gli Stati Uniti hanno esercitato pressioni affinché il governo Netanyahu eviti un’escalation e protegga i civili a Gaza.
- Il Segretario di Stato americano ha partecipato attivamente ai negoziati per il cessate il fuoco.
- Rischi per Washington:
- Un’escalation del conflitto potrebbe complicare le relazioni con i paesi arabi e aumentare le tensioni nel Medio Oriente.
- Le proteste in tutto il mondo contro il sostegno incondizionato a Israele stanno mettendo sotto pressione l’amministrazione Biden.
Iran
L’Iran è un attore indiretto ma di grande rilevanza nel conflitto, essendo il principale sostenitore di Hamas e di altre milizie anti-israeliane.
- Interessi strategici:
- Indebolire Israele e i suoi alleati nella regione.
- Espandere l’influenza iraniana attraverso il supporto a gruppi come Hamas e Hezbollah.
- Sostegno militare:
- Ha fornito armi, fondi e addestramento a Hamas e alla Jihad Islamica Palestinese.
- Potrebbe attivare Hezbollah in Libano per aprire un secondo fronte contro Israele.
- Possibile escalation:
- Se il conflitto dovesse espandersi, l’Iran potrebbe aumentare il suo coinvolgimento diretto, rischiando una guerra regionale.
Riassunto
Il conflitto nella Striscia di Gaza non è isolato, ma è il risultato di un complesso gioco geopolitico in cui diversi attori hanno interessi divergenti. Mentre Israele e Hamas sono i protagonisti diretti, la stabilità dell’intera regione dipende anche dal ruolo di paesi come Egitto, Qatar, Stati Uniti e Iran. Il rischio di un’escalation su scala regionale rimane alto, e qualsiasi soluzione duratura richiederà un delicato equilibrio tra pressioni diplomatiche, interessi strategici e dinamiche interne ai vari paesi coinvolti.


3 Equilibri esistenti
Il conflitto tra Israele e Hamas si inserisce in un quadro di equilibri geopolitici estremamente fragili e in continua evoluzione. L’attuale tregua, seppur instabile, riflette una serie di pressioni e interessi incrociati tra le parti in causa, gli attori regionali e la comunità internazionale. Per comprendere i possibili sviluppi della crisi, è fondamentale analizzare gli equilibri militari, politici, economici e diplomatici esistenti.
3.1 Equilibrio militare: tra deterrenza e vulnerabilità
Il bilanciamento delle forze tra Israele e Hamas è profondamente asimmetrico, con Israele che possiede una netta superiorità militare, ma Hamas che sfrutta tattiche di guerriglia e il contesto urbano per resistere.
Israele
- Superiorità tecnologica e strategica: Israele dispone di una delle forze armate più avanzate al mondo, con un esercito moderno, sistemi di difesa aerea come l’Iron Dome e un’aviazione di eccellenza.
- Guerra d’attrito: Sebbene abbia inflitto perdite significative a Hamas, Israele non è riuscito a distruggere completamente le sue capacità operative, soprattutto a causa della natura urbana del conflitto.
- Minaccia su più fronti: Oltre a Gaza, Israele deve fronteggiare la possibilità di un’escalation con Hezbollah in Libano e con gruppi armati in Cisgiordania, oltre alla crescente tensione con l’Iran.
Hamas
- Guerriglia e resistenza: Hamas, pur avendo subito gravi perdite, continua a sfruttare una rete di tunnel sotterranei e un’organizzazione militare decentralizzata per mantenere una capacità di combattimento.
- Sostegno esterno: L’appoggio di Iran e Qatar permette a Hamas di rifornirsi di armi e finanziamenti, anche se le restrizioni israeliane rendono difficile l’accesso a nuove tecnologie militari.
- Danno all’immagine di Israele: Hamas non punta a una vittoria militare, ma a un logoramento dell’avversario e a sfruttare le immagini della distruzione a Gaza per ottenere maggiore sostegno internazionale.
3.2 Equilibrio politico: instabilità e pressioni interne
Il conflitto non è solo una guerra tra Israele e Hamas, ma è influenzato dalle dinamiche politiche interne delle due parti e dai rapporti con gli attori regionali.
In Israele
- Governo sotto pressione: Il primo ministro Benjamin Netanyahu deve gestire un delicato equilibrio tra la destra nazionalista, che chiede un intervento ancora più deciso a Gaza, e le famiglie degli ostaggi, che vogliono un accordo per la loro liberazione.
- Proteste interne: Le critiche nei confronti del governo si stanno intensificando, con manifestazioni che chiedono la fine del conflitto e un piano chiaro per la sicurezza a lungo termine.
- Rapporti con gli alleati: L’amministrazione Biden ha aumentato la pressione su Israele affinché riduca le operazioni militari e favorisca il passaggio degli aiuti umanitari.
In Palestina
- Hamas e l’Autorità Palestinese (AP): Il conflitto ha ulteriormente indebolito l’Autorità Palestinese di Mahmoud Abbas, già considerata inefficace da molti palestinesi. Hamas, nonostante la devastazione a Gaza, continua a guadagnare consenso come forza di resistenza.
- Rischio di radicalizzazione: L’assenza di una soluzione politica e la crisi umanitaria stanno spingendo sempre più giovani palestinesi verso gruppi estremisti, aumentando il pericolo di una destabilizzazione a lungo termine.
3.3 Equilibrio economico: un disastro per Gaza, ma costi anche per Israele
Il conflitto ha avuto conseguenze economiche drammatiche, con Gaza in uno stato di distruzione quasi totale e Israele che deve affrontare i costi delle operazioni militari e delle interruzioni economiche.
Gaza: collasso economico totale
- Disoccupazione oltre il 90%: Il blocco totale e la distruzione delle infrastrutture hanno paralizzato qualsiasi attività economica.
- Carestia e crisi umanitaria: Il crollo del sistema economico ha reso impossibile garantire i bisogni di base della popolazione.
- Dipendenza dagli aiuti: Senza un piano di ricostruzione sostenuto dalla comunità internazionale, Gaza rischia di rimanere in una condizione di emergenza permanente.
Israele: costi militari e impatti sulla crescita
- Milioni di dollari al giorno: Le operazioni a Gaza stanno costando enormi risorse finanziarie allo Stato israeliano.
- Turismo e investimenti in calo: Le tensioni hanno ridotto il turismo e rallentato gli investimenti esteri in Israele.
- Sostegno economico dagli Stati Uniti: Washington continua a finanziare Israele, ma potrebbe condizionare gli aiuti a un maggiore impegno per la pace.
3.4 Equilibrio diplomatico: mediazione internazionale e divergenze tra i paesi arabi
Il conflitto è al centro dell’attenzione internazionale, con diversi paesi che cercano di influenzarne l’esito.
USA e UE: alleati di Israele, ma con riserve
- Gli Stati Uniti continuano a fornire sostegno militare a Israele, ma chiedono maggiore attenzione alla crisi umanitaria.
- L’Unione Europea è divisa: alcuni paesi sostengono la posizione israeliana, mentre altri chiedono sanzioni per le violazioni del diritto internazionale.
Paesi arabi: tra diplomazia e prudenza
- Egitto e Qatar stanno cercando di mediare per evitare un’escalation e proteggere i propri interessi strategici.
- Arabia Saudita ha raffreddato i rapporti con Israele, mettendo in pausa i negoziati per una normalizzazione delle relazioni.
- Iran e Hezbollah continuano a sostenere Hamas e potrebbero intensificare il loro coinvolgimento in caso di escalation.
Riassunto: un equilibrio instabile e a rischio escalation
L’attuale equilibrio nella Striscia di Gaza è estremamente fragile. La tregua esistente è minata da violazioni continue e dalla mancanza di un piano politico chiaro per la ricostruzione e il futuro della regione. Gli equilibri militari, politici ed economici mostrano una situazione in cui nessuna delle parti ha ottenuto una vittoria netta, e la comunità internazionale fatica a trovare una soluzione sostenibile.
Se il conflitto dovesse riaccendersi, il rischio di un’escalation regionale coinvolgendo Hezbollah, Iran e altri attori sarebbe altissimo. Al contrario, se la diplomazia riuscisse a stabilizzare la situazione, si aprirebbero scenari per un nuovo equilibrio basato su concessioni reciproche e investimenti nella ricostruzione. Tuttavia, al momento, le prospettive restano incerte e il pericolo di una nuova ondata di violenze rimane concreto.

